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Di mestiere faccio il paesologo

di Andrea D'Ambrosio "“ Italia 2010

 

Di mestiere faccio il paesologo è un film documentario su uno scrittore particolare e "nuovo"¯ nel panorama letterario e poetico italiano.

 

Franco Arminio vive e lavora nell'Irpinia d'oriente. Si è inventata una nuova forma di letteratura e di disciplina: "la paesologia"¯, una disciplina indispensabile, ma inesistente. Non riesce a vivere a Bisaccia, e non riesce nemmeno ad andare via. Gira nei paesi abbandonati, e sperduti, quelli dove a vivere sono rimasti i più deboli, perché la maggior parte sono andati via a "cercare la vita"¯. E' un pescatore di desolazione, e nel suo peregrinare è alla ricerca del puro e dell'ingenuità  profonda di un mondo completamente cambiato dopo il terremoto del 1980.

 

Il film è un viaggio nella vita e nel mondo di Arminio, un collage di incontri dello scrittore nei paesi dell'Irpinia e della Lucania, a cui si aggiungono le sue riflessioni e i suoi pensieri sui piccoli paesi. Arminio ha la grande capacità  di vivere e immedesimarsi nella gente che incontra. Con un atteggiamento misto di cinismo, grottesco, e analisi lucida riesce a capire e a mostrare un mondo che ormai nessuno racconta più.

 

Ci fa capire con profonda ironia, che in fondo questi posti desolati andrebbero premiati, per non aver partecipato al saccheggio culturale e sociale che c'è stato nell'occidente e ci invita ad andare in questi paesi, prima che sia troppo tardi, "prima che il proiettore si spenga"¯.

 

Nel suo viaggio tra piazze vuote, bar impolverati e strade deserte, incontra una collana di personaggi che andrebbero ascoltati, è un pellegrinaggio tra le parole di chi non si racconta da anni. E cosà a Santomenna, incontra quattro persone sedute in piazza, che aspettano qualcuno che li faccia parlare: un emigrante che viene dal Venezuela, un altro che ha vissuto negli Stati Uniti ed è ritornato al paese, un vecchio contadino.

 

E dall'incontro con queste anime solitarie, scaturisce un'analisi lucida e spietata sulla scomparsa del mondo contadino; da qui un viaggio che lo porterà  nei bar in cui si vende anche la pasta e il tonno, nel mercato del paese, nelle strade in cui ad abitare sono rimasti anziani e persone sole. Ma è un approccio che avviene sempre con amore e con passione, con la consapevolezza che lo scrittore sta vedendo quei posti forse sull'orlo della loro scomparsa. Per questo la sua analisi spesso diventa ironica e a tratti cinica, che fa scrivere a Belpoliti che "Arminio è lo scrittore più comico che esista"¯. Il suo in fondo è un grido di allarme e di aiuto, per evitare che i piccoli paesi diventino manicomi all'aperto o peggio ancora cimiteri degli elefanti. E la sua poetica è a metà  tra il cinismo di Giustino Fortunato e la speranza e l'utopia di Guido Dorso e Danilo Dolci.

 

Come dice lo stesso Arminio alla fine del film il suo "è un dolore che combatte"¯, il dolore per un mondo che si ama profondamente, e che è in via di estinzione.

 

(Cinemaitaliano.info)

 

Trailer

 


http://www.youtube.com/watch?v=O-VQ-peQEgk

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